In Italia superati i 40 GW ma con un rallentamento delle installazioni nel 2025. Intanto i moduli tornano a rincarare e l’occupazione nel solare europeo segna una pausa dopo anni di crescita.
Il fotovoltaico, in Italia e nel mondo, sta attraversando una fase di trasformazione strutturale.
Dopo anni di espansione trainata da prezzi in calo e forti politiche di incentivo, oggi il settore si trova a un bivio: la crescita continua, ma cambia il suo profilo, condizionato da fattori geografici, di costo e con alcuni impatti occupazionali.
Il mercato italiano: crescita, ma con fratture territoriali
In Italia la potenza fotovoltaica installata ha superato, a luglio 2025, la soglia dei 40 GW distribuiti in oltre 2 milioni di impianti. Tra il 2023 e il 2025 la capacità è cresciuta del 33%, un ritmo sostenuto che però comincia a rallentare.
Nel primo semestre del 2025 sono stati connessi 113.465 nuovi impianti, per una potenza complessiva di 2.809 MW, con una flessione rispetto al 2024 del 33% nel numero di installazioni e del 16% nella potenza.
Dati che segnalano un parziale raffreddamento del mercato, dovuto alla fine di alcuni incentivi e al fisiologico, forse temporaneo, assestamento dopo l’exploit degli anni precedenti.
La distribuzione territoriale mostra un graduale riequilibrio tra Nord e Sud, ma con differenze strutturali ancora marcate:
- al Nord prevalgono impianti di piccola e media taglia, spesso orientati all’autoconsumo;
- al Centro-Sud cresce il segmento utility scale, destinato alla vendita e all’immissione in rete.
Il risultato è un sistema che produce sempre più energia rinnovabile lontano dai principali poli di consumo, concentrati nel Settentrione. Questa frattura geografica – tra dove si produce e dove si consuma – resta una criticità chiave, che incide su prezzi, congestioni di rete e utilizzo efficiente dell’energia.
Sarà quindi cruciale il ruolo dei futuri investimenti nella rete di trasmissione e nelle tecnologie di flessibilità (accumuli, demand response, idrogeno), indispensabili per garantire la piena integrazione del solare nel sistema elettrico nazionale.
Prezzi: la fine dell’era dei moduli “a saldo”
Dopo quasi due anni di prezzi ai minimi storici, il mercato globale del fotovoltaico si prepara a una fase di risalita dei costi.
Secondo le ultime analisi di Wood Mackenzie, nella seconda metà del 2025 i prezzi dei moduli potrebbero aumentare in media del 9%, con ulteriori incrementi attesi nel 2026.
Tre le cause principali individuate:
- Consolidamento della filiera del silicio, dopo un periodo di sovrapproduzione.
- Revisione delle politiche industriali cinesi, con un maggiore controllo delle esportazioni e sostegno selettivo ai produttori.
- Tagli alla capacità produttiva per ridurre le perdite dovute a un eccesso di offerta.
Nel 2024 e nella prima metà del 2025 i moduli erano scesi fino a 0,07-0,09 $/W, livelli insostenibili per i produttori, costretti a operare in perdita, mentre gli sviluppatori beneficiavano di costi d’appalto eccezionalmente bassi.
Il rialzo atteso segnerà quindi la fine della stagione dei prezzi “ipercompressi”, e potrebbe portare a una nuova selezione industriale: le aziende più efficienti e verticalmente integrate potranno resistere, mentre le altre rischiano di uscire dal mercato.
Per l’Italia, dove il fotovoltaico resta fortemente dipendente dalle importazioni asiatiche, il tema dei prezzi e della filiera europea diventa strategico.
Il rilancio della Solar PV Industry Alliance europea e i nuovi incentivi “Made in EU” potrebbero rappresentare un’opportunità, sebbene complessa, per ridurre la vulnerabilità del settore e stimolare investimenti locali.
Occupazione: il fotovoltaico europeo frena dopo anni di espansione
Anche sul fronte occupazionale il 2025 si trova in un punto di svolta. Dopo nove anni consecutivi di crescita, i posti di lavoro nel fotovoltaico europeo sono destinati a diminuire temporaneamente nel corso dell’anno, per poi tornare a crescere dal 2026.
Secondo SolarPower Europe, nel 2024 il settore aveva raggiunto il record di 865.000 occupati a tempo pieno, in aumento del 5% sull’anno precedente, contro un +0,8% del mercato del lavoro complessivo nei 27 Stati membri UE.
L’86% di questi lavoratori è impiegato nelle attività di sviluppo e installazione degli impianti, che restano il cuore pulsante del comparto.
Il rallentamento previsto per il 2025 riflette la contrazione delle installazioni, soprattutto nel segmento residenziale, dove l’interesse degli utenti finali è frenato da incertezze regolatorie, tempi di connessione e fine degli incentivi diretti.
La concentrazione degli occupati nel settore dello sviluppo evidenzia sia la vitalità che la vulnerabilità del fotovoltaico, perché la creazione di posti di lavoro dipende fortemente dalla continua espansione del mercato e dall’attività di installazione.
Si ricorda inoltre che nel 2024 il nuovo installato FV è arrivato a 65 GW a livello Ue, con una crescita del 3,3%, dunque molto inferiore rispetto al 31-51% dei tre anni precedenti.
Verso una nuova fase del fotovoltaico
In conclusione, il fotovoltaico entra così in una fase di maturità complessa:
- in Italia cresce, ma con disequilibri territoriali e infrastrutturali;
- a livello globale affronta una ripresa dei prezzi dopo anni di compressione;
- in Europa vede una pausa nell’occupazione che potrebbe preludere a un nuovo ciclo, più selettivo e industrialmente sostenibile.
Le scelte politiche e industriali dei prossimi anni – dalle reti di trasmissione italiane al sostegno europeo alle filiere locali – determineranno se questa nuova stagione sarà un consolidamento stabile o un rallentamento temporaneo.
Il fotovoltaico resta comunque la colonna portante della transizione energetica, ma richiede ora una governance più attenta, capace di accompagnarne l’espansione con infrastrutture, formazione e strategie di mercato coerenti.
Articolo a cura di QualEnergia.it
PUBBLICAZIONE
15/10/2025