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L'evento

Fin dal luglio 2020, con la pubblicazione della European Hydrogen Strategy, e nel corso degli anni successivi – soprattutto grazie alle risorse concentrate nel Recovery Fund e poi articolate tramite i vari PNRR nazionali – l’Unione Europea e i vari Stati membri hanno messo a punto una serie di programmi di sostegno pubblico allo sviluppo di una value chain continentale dell’idrogeno.

L'idrogeno: vettore energetico considerato essenziale per agevolare la transizione, il raggiungimento dell’obbiettivo net-zero entro il 2050 e anche per garantire una maggior sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

Sono quindi stati implementati una moltitudine di strumenti per distribuire risorse a sostegno dei progetti di produzione di H2, di utilizzo, di sviluppo delle tecnologie (ancora una volta, sia per produrlo sia per utilizzarlo in quei settori definiti hard to abate, in cui l’elettrificazione diretta spesso non è efficace) ma anche di creazione di una rete di trasporto e stoccaggio del vettore energetico.

Con l’obiettivo di fornire una breve panoramica di tutti questi programmi di sussidio al settore messi a disposizione deli operatori italiani, occorre partire innanzitutto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato nell’aprile 2021, che stanzia complessivamente 3,64 miliardi di euro a sostegno della filiera dell’idrogeno verde (quello prodotto tramite elettrolisi dell’acqua alimentata con energia rinnovabile).

Le misure previste sono numerose, a partire da quella che incentiva la produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse attraverso la creazione di ‘hydrogen valley’: nel gennaio 2022 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha lanciato un primo bando per selezionare i progetti da finanziare, con uno stanziamento (il totale era di 450 milioni di euro più 50 milioni aggiuntivi per i cosiddetti ‘progetti bandiera’) suddiviso per ognuna delle Regioni italiane. L’esito è stato reso noto nell’aprile 2023, quando ciascuna regione (non tutte contemporaneamente, a dire la verità) ha pubblicato la graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento.

Con questa procedura, tuttavia, non tutte le risorse disponibili sono state assegnate: a poco più di un anno di distanza, ovvero a giugno 2024, erano ‘avanzati’ per varie ragioni (rinuncia da parte dei beneficiari, ecc..) circa 73 milioni di euro, a cui il MASE ne ha aggiunti ulteriori 90, che nel frattempo erano stati stanziati a supporto della creazione di ‘hydrogen valley’ in aree industriali dismesse in accordo alle disposizioni del programma europeo REPowerEU.

Solo poche settimane fa il dicastero guidato da Gilberto Pichetto Fratin ha quindi emanato un nuovo decreto in cui vengono assegnati ai progetti ritenuti ammissibili nell’ambito della prima procedura, ma allora non finanziarti per esaurimento dei fondi, questi ulteriori 163 milioni di euro.

Il PNRR stanzia poi 230 milioni di euro per sostenere la realizzazione di almeno 40 stazioni di rifornimento stradale di idrogeno entro il 2026: a valle di una prima procedura conclusa dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) a marzo 2023, erano stati ammessi al finanziamento soltanto 35 progetti, a cui erano state assegnati poco più di 100 milioni di euro. Con quasi 130 milioni di risorse residue, e la necessità di individuare almeno 40 progetti, il MIT ha quindi selezionato – tramite una nuova procedura di gara conclusa a dicembre 2023 – altri 12 progetti, a cui sono stati assegnati 27 milioni di euro.

Più complesso si sta invece rivelando l’iter per l’assegnazione dei 550 milioni che il PNRR stanzia per agevolare l’utilizzo di idrogeno nelle industrie ‘hard to abate’: ad oggi, infatti, nonostante la misura abbia ottenuto (lo scorso gennaio) il via libera della Commissione Europea, non è stata ancora pubblicata la graduatoria finale dei progetti finanziati.

Discorso analogo per quello che viene definito il ‘Decreto tariffe’: si tratta di una misura – molto richiesta delle associazioni di settore, tra cui H2IT e anche Confindustria – che dovrebbe incidere sul costo finale dell’idrogeno verde, rendendolo più competitivo rispetto ai combustibili fossili. Secondo le ultime dichiarazioni pubbliche del Ministro Pichetto Fratin, il provvedimento dovrebbe essere pubblicato, e quindi entrare in vigore, entro la fine di quest’anno.

Nel PNRR ci sono poi 160 milioni di euro stanziati a favore della ricerca sull’idrogeno, di cui 110 milioni destinati all’ENEA – con cui è stato formalizzato, come previsto, un accordo di programma nel febbraio 2022 – e 50 milioni distribuiti dal MASE a progetti di ricerca sia pubblici (20 milioni) sia privati (30 milioni).

In questa carrellata  dei programmi di sostegno pubblico a favore dell’idrogeno – per forza di cose parziale e non esaustiva – non può mancare un riferimento agli IPCEI, ovvero gli Important Project of Common European Interest: si tratta di programmi tramite cui, identificando di volta in volta tematiche specifiche, la Commissione consente agli Stati membri di finanziare (con risorse proprie) determinati progetti ritenuti di valenza particolarmente strategica, concedendo alcune deroghe alla normativa europea sugli aiuti di Stato.

Quelli fino ad ora implementati riguardanti l’idrogeno sono 4:

  • l’IPCEI Hy2Tech (5,4 miliardi di euro totali per finanziare lo sviluppo di 41 progetti, di cui 10 promossi dalle aziende italiane Ansaldo Energia, De Nora, Enel, Fincantieri, Alstom Italia e IVECO Italia), approvato dalla Commissione UE a luglio 2022;
  • l’IPCEI Hy2Use (5,2 miliardi per 35 progetti, di cui 4 promossi dalle aziende italiane NextChem, RINA, SardHy Green Hydrogen e South Italy Green Hydrogen), approvato a settembre 2022;
  • l’IPCEI Hy2Infra (6,9 miliardi di euro per 33 progetti, di cui 3 italiani promossi da Snam, Saipem ed Energie Salentine), il cui via libera è arrivato a febbraio 2024 e, infine,
  • l’IPCEI Hy2Move (1,4 miliardi di euro complessivi per finanziare 13 progetti, di cui solo 1 italiano promosso da UFI Hydrogen), approvato da Bruxelles lo scorso maggio.

Articolo realizzato in collaborazione con Hydronews