Sono numerose le iniziative già in corso per realizzare le valli dell’idrogeno da cui dovrà svilupparsi la ‘value chain’ di questo vettore energetico, grazie alle risorse messe a disposizione dal PNRR italiano e da diversi programmi di finanziamento comunitari

Nell’opinione di buona parte degli osservatori, il mercato dell’idrogeno nella sua fase matura assomiglierà a quello del gas naturale o di altri combustibili oggi largamente utilizzati: l’H2 sarà una commodity prodotta in alcuni grandi hub – con condizioni favorevoli (abbondanza di spazi, burocrazia ridotta, disponibilità di energia rinnovabile) e quindi prezzi più convenienti – e poi distribuita nei mercati di destinazione sfruttando diverse modalità di trasporto ed anche eventuali ‘carrier’, come per esempio l’ammoniaca e il metanolo.

Ma affinché questo scenario si realizzi sarà necessario passare per una fase di sperimentazione e sviluppo delle tecnologie, durante la quale la produzione e il consumo avverranno in un’area circoscritta, dando luogo ad un ciclo sostanzialmente ‘chiuso’.

Si tratta delle hydrogen valley, concetto in realtà non nuovo ma adottato sia nella strategia europea per l’H2 sia nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano.
 

I fondi del PNRR per le aree industriali dismesse

Proprio con l’ottica di favorire la nascita di ‘valli dell’idrogeno’ nel nostro Paese, il PNRR con l’Investimento 3.1 stanzia 450 milioni di euro per finanziare “la realizzazione di progetti di produzione di idrogeno in aree industriali dismesse”. Il decreto attuativo è stato pubblicato dall’allora Ministero della Transizione Ecologia (poi rinominato Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) il 2 dicembre scorso in Gazzetta Ufficiale: il provvedimento stabilisce le modalità di ripartizione delle risorse, assegnando una determinata cifra ad ogni Regione. Tocca infatti agli enti locali emanare un bando (molte Regioni lo hanno già fatto) per raccogliere i progetti, che dovranno essere quindi selezionati e presentati al Ministero, che assegnerà i fondi.

Gli impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde da energia rinnovabile previsti dai progetti finanziabili dovranno avere “una dimensione compresa tra 1 MWe e 10 MWe”.
 

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La Clean Hydrogen Partnership finanzia 2 hydrogen valley italiane

Ma, come detto, anche l’Unione Europea ha stanziato fondi significativi per lo sviluppo delle hydrogen valley nel continente.

La Clean Hydrogen Partnership – alleanza pubblico-privata di cui fanno parte la Commissione Europea, l’associazione di aziende del settore Hydrogen Europe e Hydrogen Europe Research, che riunisce oltre 130 università e centri di ricerca internazionali – ha selezionato 9 hydrogen valley in tutta Europa, che verranno finanziate con un totale di 105,4 milioni di euro grazie alle risorse che la stessa Commissione ha assegnato alla partnership a valle dell’approvazione del programma REPowerEU.

Tra le 9 iniziative scelte dalla Clean Hydrogen Partnership, due sono relative a hydrogen valley di grandi dimensioni (flagship), ovvero con una capacità di produzione di H2 superiore alle 5.000 tonnellate annue e con connessioni ad altri hub di produzione e/o consumo esterni ai confini della valley stessa. Sono quella del Nord Adriatico, che coinvolge direttamente la regione italiana del Friuli Venezia Giulia, la Croazia e la Slovenia, e quella che prevede la realizzazione di un ‘corridoio’ dell’idrogeno nei Paesi che si affacciano sul Mar Baltico. Tra quelle selezionate dalla Clean Hydrogen Partnership c’è poi un’altra hydrogen valley italiana, che sorgerà in Lombardia nell’ambito dello sviluppo del progetto H2iseO, promosso da Ferrovie Nord Milano (FNM).

L’iniziativa, che l’azienda ferroviaria lombarda sta portando avanti insieme a diversi partner (Snam, Enel, Eni, A2A e gruppo Sapio) prevede il progressivo ingresso in servizio, a partire da inizio 2024, di 14 treni a idrogeno già commissionati al fornitore Alstom sulla linea regionale Brescia-Iseo-Edolo in Valcamonica, nonché l’installazione degli impianti necessari a produrre l’idrogeno per alimentare questi convogli a fuel cell e fino a 40 bus, anch’essai con propulsione ad H2, che la sessa FNM, tramite la società operativa Trenord, metterà in linea nei prossimi anni.
 

Le altre ‘valli dell’idrogeno’ che sorgeranno nel Belpaese

Oltre ai 2 progetti finanziati dalla Clean Hydrogen Partnership, ce ne sono molti altri già in fase di sviluppo che prevedono la creazione di hydrogen valley in Italia.

L’ENEA (l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), per esempio, investirà 4 milioni di euro erogati dal programma internazionale Mission Innovation, per creare presso il suo centro di ricerca Casaccia di Roma, una hydrogen valley che dovrà diventare una piattaforma polifunzionale in cui si studieranno le applicazioni dell’idrogeno a 360 gradi, per accelerare ricerca e innovazione e mettere a disposizione dell’industria infrastrutture hi-tech per arrivare a colmare il gap fra scala di laboratorio e industriale.

NextChem, azienda parte del gruppo italiano Maire Technimont, riceverà invece finanziamenti pubblici per 194 milioni di euro, nell’ambito del programma IPCEI (Important Project of European Common Interest ) Hy2Use approvato dalla Commissione Europea lo scorso settembre, per realizzare un impianto waste-to-hydrogen nell’ambito di una futura hydrogen valley di Roma, che dovrà diventare un incubatore tecnologico su scala industriale per lo sviluppo della filiera nazionale per la produzione, trasporto, accumulo e utilizzo dell’idrogeno per la decarbonizzazione dei processi industriali e per la mobilità sostenibile.

L’impianto, basato sulla tecnologia proprietaria sviluppata dalla controllata MyRechemeical, entrerà in funzione nella prima metà del 2027 e sarà in grado di produrre, nella fase iniziale, 1.500 tonnellate/anno di idrogeno e 55.000 tonnellate/anno di etanolo, sfruttando come materia prima fino a 20.000 tonnellate annue di rifiuti solidi non riciclabili. L’output di H2 potrà poi salire fino a 20.000 tonnellate/anno (riducendo proporzionalmente la produzione di etanolo), in base all’effettivo sviluppo della domanda.

Infine, volendo fare una rassegna non certo esaustiva di tutti i progetti di questo tipo in corso di sviluppo nel Belpaese, occorre menzionare la Puglia Green Hydrogen Valley, iniziativa che prevede la realizzazione di tre impianti di produzione di idrogeno verde a Brindisi, Taranto e Cerignola (FG), per una capacità di elettrolisi complessiva pari a 220 MW, alimentati da circa 400 MW di energia solare fotovoltaica e in grado di produrre complessivamente fino a circa 300 milioni di normal metri cubi di H2 rinnovabile all’anno. Il combustibile green verrà utilizzato per alimentare le industrie presenti sul territorio e la mobilità sostenibile, anche attraverso l’immissione nella rete gas locale.
A promuovere questo progetto sono Saipem, Edison e Alboran Hydrogen, azionisti della joint-venture Alboran Hydrogen Brindisi Srl.

 

Articolo a firma di Francesco Bottino – Fonder and Director Hydronews